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Michele Citro

Michele Citro consegue la laurea magistrale in Filosofie della conoscenza: scienze, politica, comunicazione presso La Sapienza di Roma, svolgendo attività di ricerca presso La Sorbonne di Parigi, l’Harvard University di Boston e l’EHESS (École des Hautes Études en Sciences Sociales). Ha due Master, uno in Marketing Management e, l’altro, in Relazioni Pubbliche Internazionali. Attualmente è presidente della “Paguro Edizioni” e docente di Marketing, Economia e GUI (Graphical User Interface) presso lo IUDAV-VHEI (Valletta Higher Education Institute). Si occupa attivamente di comunicazione e promozione aziendale e curatela ed organizzazione di eventi artistici e letterari in Italia e all’estero.

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L'Influenza dell'Arte Digitale Interattiva
sull'Arte Analogica

La decisione di accettare l'invito a partecipare, in qualità di curatore, all'Annuario d'Arte Contemporanea Cina-Italia 2022, e di suggerire alcuni artisti selezionati che hanno collaborato o collaborano con me - nello specifico: Giuseppe Bonaccorso, Giuseppe Di Guida, Angelo Giordano e Alessandro Papari -, nasce dalla mia profonda convinzione della necessità e dell'utilitità di un dialogo-confronto tra culture filosofiche ed estetiche diverse, ma non divergenti, per il più ampio, sincero e genuino arricchimento spirituale della collettività di stakeholders di settore (artisti, curatori, operatori culturali e museali, galleristi, collezionisti, filosofi, antropologi, sociologi, studenti o semplici appassionati d'arte) e non solo.

 

«THE VIDEO GAME. Come la rivoluzione digitale cambia l'arte. E viceversa» è un progetto di ricerca, personale e collettiva, caratterizzata da un lungo periodo di gestazione, ma anche da numerose indecisioni, ripensamenti, confronti, discussioni e riformulazioni.

 

La principale difficoltà, che ho dovuto affrontare quale organizzatore e curatore di questo simposio virtuale, è stata quella di far ben in-tendere a coloro che ho invitato, selezionato e che hanno, follemente ma seriamente, deciso di accompagnarmi in questa impegnativa impresa di pensiero, di arte e di cultura, il senso antropo-sociologico della parola «video game»; che, in questo caso, non definisce unicamente i sistemi interattivi videoludici (i comuni videogiochi, per intenderci), quanto, piuttosto, il più recente  - dopo pittura, fotografia e cinema/televisione - mezzo di comunicazione, informazione e formazione visuale di massa, basato su tecnologie digitali. Il “video”-“gioco”, dunque, è sineddoche di tutti quei “device” (dispositivi elettronici) che realizzano, materializzano e diffondono il concetto di una «HMI» - “Human-Machine Interface”, in italiano “Interfaccia Uomo-Macchina” - interattiva diretta ed immediata,  quali computer di ultima generazione, smartphone, tablet, console videoludiche fisse e portatili di diversi tipi e con diversi gradi di immersività, visori VR, software applicativi di realtà aumentata, ma anche motori di ricerca, social e metaversi.

 

La diffusione di queste tecnologie ha determinato e continua a determinare, con una gradualità sempre più accelerata, una vera e propria rivoluzione delle modalità di percezione dell'immagine o, lato sensu, delle immagini e, di conseguenza, delle modalità con cui le rielaboriamo, prefiguriamo, restituiamo, disponiamo nello spazio e nel tempo, significhiamo/giustifichiamo, interagiamo con esse o le rendiamo interattive.


Partendo da questa osservazione, ho stimolato un manipolo di persone “interessanti” - intellettuali, accademici, curatori, art counselor, avvocati, artisti e designer - innanzitutto a rifletter-si, in quanto campioni d’eccellenza di un’umanità percepiente e senziente in mutamento; ed a riflettere su e questo fenomeno importantissimo del nostro essere “nel” mondo, “con” il mondo e “per” il mondo, con risultati, a mio avviso, significativi.

 

Spero che questo esperimento, in giusta misura teoretico (contributi letterari) e pratico (elaborati pittorici, plastici, installativi e di design topic specific), possa risultare utile e gradito allo spettatore/lettore, che troverà in questa mostra e le sue declinazioni la bellezza e l’audacia di interrogarsi e di cimentarsi nell’elaborazione di soluzioni o visioni se non vere, quantomeno più che ragionevoli ed intriganti. 

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