
Emanuele Gregolin
Direttore artistico di A60 International Art, artista, fotografo, critico d'arte, studioso di storia dell'arte e curatore. Ha frequentato il Politecnico di Milano, dopo aver compiuto studi d'arte e musica. Dal 1990 è attivo nel campo dell'arte contemporanea in Europa, organizzando e partecipando a numerose mostre d'arte ed eventi culturali internazionali, oltre a occuparsi di pubblicazioni e progettazione di mostre per diverse istituzioni pubbliche e private. Attualmente è consulente culturale e artistico del Comune di Novate Milanese, caporedattore della sezione cultura e arte del quotidiano DietroLaNotizia.eu e artista le cui opere sono presenti nelle collezioni permanenti di differenti musei e fondazioni d'arte italiane ed europee.
Vitalità dell'Arte Contemporanea: il percorso della storia, si rinnova
Il multiforme sviluppo dell'arte contemporanea non tradisce ciò che avvenne nel corso di tutto il ‘900.
A ben guardare, però, tutto questo rinnova un percorso, un segno, una prospettiva che nel corso della storia ha sempre trovato una medesima espressione e vitalità. Ho sempre trovato curiosa la riflessione compiuta da molti in merito alla frantumazione ed eterogeneità dei linguaggi presenti nello sviluppo del '900 e dell'arte contemporanea, come se nel passato, non fossero accaduti fenomeni simili. E' certamente chiaro ed evidente che a partire dalla fine dell'800 è accaduto qualcosa di dirompente all'interno della società stessa, capace di portare nel mondo dell'arte, una rivoluzione fortissima in grado di rescindere (in certi casi) tutto quello che teneva legato al passato.
A partire dagli Impressionisti la visione dell'arte venne fortemente modificata a favore di pensieri ed intuizioni che hanno dato vita (in parte) a ciò che poi è accaduto successivamente. Come sappiamo, però, anche questa fu una rivoluzione lenta che arrivò da lontano e non sempre dalla Francia stessa che pur "detiene" quel primato storico su tutti, in questo ambito. La vitalità impressionista è pari se non inferiore a quella inglese che diede vita ad un mostro sacro della pittura come William Turner.
L'Ottocento, fu un secolo ricco di rivoluzioni (non citiamo quella fondamentale proveniente dall'Inghilterra, in ambito tecnico), dirompente su più ambiti: se dovessimo sederci pacificamente intorno ad un tavolo, elencando tutte quelle figure e movimenti che in 100 anni hanno portato un contributo variegato all'interno del percorso della storia dell'arte, il dibattito e confronto sarebbe molto articolato.
Quando penso a Friedrich, la meditazione e l'introspezione mi assalgono. Quando penso a Monet, mi viene subito in mente l'Oriente; quando penso a Manet, i maestri antichi emergono dall'ombra del tempo per riapparire in nuove vesti; quando penso a Moreau, il misticismo trionfa. Potremmo spostarci temporalmente in ambiti più antichi, però, per riflettere sulle medesime dinamiche avvenute: il '500 ed il '600 sono secoli molto interessanti sui quali si potrebbero compiere analoghe riflessioni. Dunque, ritornando all' Ottocento, è interessante pensare ad Ingres (1780-1867), Hayez (1791-1882), Friedrich (1774-1840), Gericault (1791-1824), Turner (1775-1851), Corot (1796-1875), Delacroix (1798-1863), Courbet (1819-1877), Manet (1832-1883), Monet (1840-1926), Fattori (1825-1908), De Nittis (1846-1884), Degas (1834-1917), Van Gogh (1853-1890), Gauguin (1848-1903), Moreau (1826-1898), Cezanne (1839-1906) e moltissimi altri importanti artisti che hanno dato con il loro contributo prezioso, esempio della vitalità dell'arte contemporanea (dell'epoca) nella profonda eterogeneità.
Il '900 ha seguito le medesime sorti dopo la positiva "frantumazione" da parte di talune avanguardie, ben diverse le une dalle altre; una condizione che nel contemporaneo ritrova le medesime forme ed “esasperazioni".
Anche quest'anno, ci ritroviamo qui, davanti al lettore per testimoniare il "punto" della situazione attraverso le forme di questa nostra pubblicazione che si rinnova nel tempo. L'Annuario d'Arte Contemporanea Cina Italia 2023, registra, così come è il suo dovere, la vitalità dell'arte contemporanea orientata sempre ad un confronto fra i due diversi Paesi. I nuovi orizzonti portati dalle opere che qui il lettore potrà osservare sono una testimonianza viva dell'eterogeneità delle visioni. Vorrei concentrare la mia analisi su alcuni artisti qui pubblicati, non per compiere una scelta selettiva particolare ma per tracciare alcuni percorsi che appaiono esemplificativi in merito al nostro viaggio. La pittura rimane sempre un corpo vivo, elastico, mutevole, sinestetico che trova in alcuni artisti, esempi di particolare vitalità: è il caso, qui, del dipinto ad olio su tela di Giovanni Iudice, capace di fermare per sempre i gesti fugaci estivi (il tuffo), lasciando all'osservatore quel senso di vitalità che alcuni momenti sprigionano. Anche nei dipinti di Pier Tancredi De-Coll' e Paolo Caldarella registriamo la bellezza della vita (non priva di malinconia) ma i loro colori e le loro composizioni strutturate, meditano con poesia e lirismo donando al nostro sguardo riflessioni differenti, portandoci al ricordo e all'introspezione. Si aprono poi orizzonti simbolici, dove le forme cedono le loro sostanze al peso delicato della lirica, del frammento e della memoria: è il caso dell' opera della nota artista italiana Lucia Pescador, creatrice inesauribile di "inventari" magici, come pure del dipinto di Rinaldo Invernizzi dove l'architettura dei libri, si apre all’infinito.
Il mito e la classicità ritrovano nel dipinto di Emanuela De Franceschi, una prospettiva di nuova vitalità: i profili "incombenti" vivono nel colore attraverso composizioni geometriche molto articolate. Mi è difficile non citare, parlando ancora di pittura, l'opera dell'artista cinese Zhuang Yibing: è una creazione che pur non negando l' antica tradizione orientale, ci porta in uno spazio magico e sospeso che affascina ed inquieta. Con l'opera di Liu Wu, invece, il nostro occhio è conquistato dalla gestualità informale, segno di vitalità antica e contemporanea. Per quanto riguarda le creazioni fotografiche, rimanendo sempre in "territorio" cinese, Li Schuo all'interno del suo lavoro insiste fortemente sul valore delle radici e del tempo, elementi fondamentali della nostra esistenza; Lin Xudong riflette ugualmente sullo spazio e la storia mostrandoci però un'immagine scioccante della città di Firenze, bersaglio di guerra, toccata ed umiliata profondamente: un'opera che ci porta a riflettere profondamente su quanto accade in alcune zone del mondo.
Per contrasto, la fotografia di Arianna Favaretto annulla nella rappresentazione di un paesaggio montano, tutte le tensioni e le lacerazioni facendoci pensare all'inestimabile importanza della natura che non riusciamo spesso a rispettare. Vi sono poi due fotografi capaci di fermare il tempo all'interno dei loro "teatrini" magici e monocromatici: Enrico Salzano attraverso il suo elaborato lavoro inventa immagini fotografiche ambigue ed affascinanti; Pietro Bandini, invece, ferma gli oggetti ed il tempo, in una sorta di racconto metafisico raffinatissimo, ricco di poesia e inquietudine.
Infine, vorrei parlare di una materia diversa, corposa, sensuale, antichissima: il marmo. Lo scultore Filippo Tincolini, guardando Michelangelo dà vita ad una forma che non ammette fraintendimenti: la celeberrima opera del maestro del Rinascimento toscano, profondo riferimento estetico ed ideale di bellezza, ritrova attraverso le invenzioni dello scultore contemporaneo, una "prospettiva" Pop ed insieme barocca, che non tradisce la vitalità dell'arte.