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Filippo Tincolini

Filippo Tincolini è un artista italiano che si esprime nell’ambito del linguaggio della scultura. Nato nel 1972 a Pontedera, in Toscana, dopo aver frequentato a Pietrasanta numerose fonderie e laboratori dedicati al marmo, ha studiato Scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 2001 ha quindi aperto un suo laboratorio a Fantiscritti, ai piedi delle cave di marmo, dove ancora oggi crea le sue opere. Proprio il territorio di Carrara, città in cui l’artista vive e lavora da anni, ha fortemente impattato sulla sua ricerca plastica, restituita prevalentemente attraverso il materiale privilegiato del marmo bianco statuario. L’arte di Tincolini nasce da un forte spirito di ricerca e sperimentazione che porta l’artista a esplorare le possibilità nate dalla fusione tra innovazione tecnologica e tradizione artistica, affrontando una sfida continua con la materia. Il risultato sono opere simboliche e a tratti surreali, perfettamente levigate e raffinatissime nella cura dei dettagli, che fondono insieme mondi anche molto lontani tra loro, per creare ponti estetici e concettuali tra luoghi e tempi diversi.

Attraverso la sua scultura, infatti, l’artista monumentalizza la liquidità della nostra contemporaneità, intrecciando magistralmente cultura alta ed estetica pop, citazioni colte estrapolate dalla storia dell’arte e immagini prelevate dal presente consumistico, alto impatto estetico e profondità concettuale, leggerezza e ironia. Nascono così lavori dalla forte presenza scenica che vogliono stupire e al contempo far pensare, stimolando - attraverso molteplici narrazioni e possibili letture - una riflessione sulla condizione umana.

Attualmente Filippo Tincolini è rappresentato da gallerie private e porta avanti la sua attività espositiva in spazi pubblici e privati. Spesso è chiamato a partecipare a incontri internazionali sul tema del linguaggio della scultura e sull’utilizzo di nuove tecnologie applicate al mondo dell’arte.

Flowered Slave si ispira allo Schiavo Morente di Michelangelo, un giovane nudo, in piedi, colto nell’atto di abbandonarsi alla morte con una posa di straordinaria bellezza e armonia, libero finalmente dalla lotta per l’esistenza. Quest’opera, mutila delle gambe, del braccio sinistro e di parte della testa, è un elogio alla bellezza e alla fragilità umana, un intreccio magistrale di Eros e Thanatos che racchiude l’intera esistenza dell’uomo attraverso la tensione tra amore e morte, vita e distruzione. I fiori che emergono dal corpo e coprono le parti del corpo mancanti enfatizzano la serenità di un corpo che lentamente si abbandona all’oblio, evocando una transizione verso la natura, un ritorno a quelle radici da cui tutti proveniamo.

I fiori che crescono dal corpo rappresentano la vita che persiste e si rinnova anche nella morte, un simbolo di rinascita e continuità. La natura avvolge e consuma lentamente il corpo, quasi a simboleggiare una fusione armoniosa tra l’essere umano e l’ambiente naturale. Tuttavia, in questa raffigurazione non c’è dolore né rassegnazione, ma piuttosto una ricerca di abbraccio con la natura meravigliosa che inizia a ricoprire il corpo del Flowered Slave.

Tincolini esplora il tema della mortalità e della connessione tra l’uomo e la natura, invitando lo spettatore a riflettere sulla nostra esistenza terrena e sull’inevitabile unione con il ciclo vitale. Ma solleva anche una domanda cruciale: «È la natura ad essere matrigna o è la vita che conduciamo a chiuderci in gabbia?». La scultura diventa così una meditazione visiva sulla morte e la rinascita, una celebrazione della vita che persiste anche di fronte alla fine.





FLOWERED SOUL
Marmo statuario Michelangelo, cm 49 x 35 x 75, 2023
Testo di Michele Citro
Foto di Laura Veschi

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