Emiliano Alfonsi
Emiliano Alfonsi nasce a Roma nel 1980, da diversi anni vive e lavora a Spoleto. Durante gli studi accademici, oltre ad approfondire la pittura da cavalletto, con un particolare interesse per l'arte fiamminga, si dedica allo studio dell’antica lavorazione delle vetrate artistiche e dei mosaici secondo i dettami della tradizione medievale. Le sue Opere a carattere monumentale sono custodite, ad oggi, in più di settanta strutture pubbliche e private. Italia ricordiamo la vetrata-lucernario nella platea centrale dello storico teatro Salone Margheita di Roma entre altri lavori si rovano in Spagna, Orlando, Repubbica del Benini, Tokio. Infrangendo il rapporto spazio-temporale tra l'opera e lo spettarore, i suoi dipinti raccontano della dimensione dell'essere umano sacralizzato attraverso un meticoloso studio del ritratto come icona o come allegoria. L'antica tecnica della tempera all'uovo si sposa con volti e figure della contemporaneità. Numerose ad oggi le esposizioni personali e collettive presso gallerie, musei e luoghi di cultura che lo hanno reso protagonista, restituendo alle sue opere la possibilità di entrare a far parte di prestigiose collezioni.
Emiliano Alfonsi riesce a coniugare con estrema intelligenza antico e moderno, vecchio e nuovo, passato e presente. Nelle opere di Alfonsi, nato a Roma ma attivo da anni a Spoleto, compaiono spesso volti silenti; volti dallo sguardo fisso e misterioso, come in “Autumn”, dove la tempera entra in armonia con l’oro zecchino per dare inizio a una magistrale sinfonia cromatica. I volti di Alfonsi invitano l’osservatore alla riflessione e alla meditazione. L’immagine-icona diventa, così, per l’artista, il luogo felice dove avviene un miracoloso incontro: quello tra il particolare e l’universale; la dimensione, in altri termini, dove finalmente si invera la verità o il mistero dell’arte. Assistiamo, nelle opere di Alfonsi, a un sorprendente rovesciamento di prospettiva – richiamando Pavel Florenskij – dove l’immagine è una vera e propria finestra aperta sul divino, il luogo dove l’eternità entra nelle nostre vite singolari, inondandole di luce mistica e dorata. D’altronde quelli di Alfonsi sono volti che ci guardano da una dimensione altra, superiore, metafisica, e sembrano trasformarci in statue di pietra. Ci ricordano che su questo mondo il nostro è solo un momento di passaggio, mentre l’arte, con tutto il suo mistero, è destinata a vivere in eterno. Con Alfonsi comprendiamo allora che l’esperienza estetica oltrepassa la sensibilità e va oltre il mero ed epidermico coinvolgimento dei sensi, per penetrare e finalmente diffondersi in tutto il nostro spirito, illuminandolo di eterna bellezza. D’altra parte è questa la funzione dell’arte: rendere nobile tutto ciò che tocca, persino l’elemento più ignobile. E da questo punto di vista Alfonsi è un contemporaneo Re Mida, ma con la sensibilità di un vero bizantino e la cultura di chi riesce a tenere uniti Rinascimento e Secessione viennese.
AUTUMN
Tempera e oro zecchino su tavola, cm 60 x 60, 2023
Testo di Michele Lasala
