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Giuseppe Di Guida

Giuseppe Di Guida nasce nel 1955 a Lusciano (CE), si laurea presso la Facoltà di Architettura di Napoli. Dal 2015 promuove, cura e partecipa alle incursioni d’arte nei luoghi della follia e del degrado dell'ex Manicomio di Aversa dove nasce il “Museo del Nulla”, che diviene la sigla identitaria che accompagna l’agire dell'artista nel sociale e nei territori dell'arte. Con la sua forte matrice concettuale, aperta alle molteplici possibilità espressive, l'artista attraversa il contemporaneo da sempre con un lucido spirito di analisi e critica dei sistemi di potere con la decisa messa in causa del capitalismo, che con le sue distorsioni, ha rapinato le comunità umane di tutti i valori e ridotto anche l’uomo a merce.

Numerose sono le mostre personali e collettive, fra le quali: ha promosso e partecipato a “Disegno Campania” (1988), a cura di Enrico Crispolti, tenutasi a Morcone (BN) e ha partecipato, negli anni, ad una intensa attività artistica con le gallerie ARTEXARTE Villaricca e Nuvole Arte a Montesarchio; è presente con numerose installazioni permanenti al CAM (Contemporary Art Museum) di Casoria, e con una grande installazione nei giardini dell'Osservatorio Astronomico di Napoli. Altre mostre collettive e personali a cui ha partecipato sono: “Stellarium”, a cura di Incontri Internazionali d'Arte Piazza dei Martiri Napoli 1996; “Artissima” 7 e 8 a Torino (2000-2001); “Incontri...”, dalla collezione G. L. Buontempo Villa Medici Roma (2003); 54^ Biennale di Venezia, “Lo Stato dell'Arte”, Regioni d'Italia al Museo CAM di Casoria (2011); presentazione del “Museo del Nulla” con video e conferenza al MACRO ASILO di Roma (2019); Biennale delle Murge Gravina di Puglia, Matera, Altamura (2021); “Biennale del Gattopardo. Homodeus. Il dilemma dell’UomoDio”, di Palma di Montechiaro a cura di Michele Citro (2022); “Nove artisti italiani”, Galleria Area 24 space di Napoli (2022); “Artisti per Rosalia. Loci Interdicti”, a Palazzo Costantino ai Quattro Canti di Palermo a cura di Andrea Guastella e Michele Citro (2022). È fra gli artisti selezionati per “Mediterraneum” collettiva errante fra Reggio Calabria, Taranto, Marsiglia e Istanbul.

Il Mondo appare, oggi, agli occhi dell’artista Giuseppe Di Guida come un “Museo del Nulla” che urla per le sue ferite. Le sue opere più recenti pongono l’attenzione sulla bellezza e il suo senso, in una società che rincorre e accumula solo ricchezza materiale, dove la bellezza ne risulta occultata o falsamente svelata, ma sempre ai fini speculativi e di profitto. Sottrarre alla vista o alla conoscenza la “bellezza autentica” è un comportamento fraudolento tutto italiano, ma si può dire di tutte le società occidentali. La legge sanziona l’occultamento di prove - di cadavere o della refurtiva - ma non sanziona l’occultamento della bellezza. Cadaveri di ogni genere culturale marciscono ovunque nel nostro paese, nell'indifferenza collettiva e delle istituzioni. Aggressione e devastazione selvaggia di territori, speculazione e sfruttamento di aree e luoghi di pregio paesaggistico, incuria di tesori di arte e architettura, ma incuria ancora più devastante nei confronti dell'intero pianeta, sono la risposta fraudolenta di una politica cieca e servile che difende solo gli interessi economici del potere finanziario. La conservazione e la cura della bellezza è sempre assoggettata a scopi economici, e quando questi non possono essere raggiunti, la bellezza viene sacrificata, occultata o devastata senza pietà.

L’importanza del lavoro artistico consiste allora indubbiamente nella necessità di rincorrere e svelare sempre la bellezza, anche senza mai poterla raggiungere del tutto. Per questo l’opera non è mai consolatoria, appagante, in modo che la bellezza sia sempre sullo sfondo come una promessa eterna. Bisogna saperla evocare, non come una romantica e nostalgica memoria, né come ovvia evidenza iconica e didascalica, ma come sottile e profonda forma di pensiero e di lotta contro l’orrido che in continuazione contamina il mondo: il mondo dell'accumulo, della merce, “dello spettacolo” superficiale e ridondante del benessere moderno, che pur di sopravvivere è disposto a scatenare guerrre, devastazioni e morte. Al cospetto dello smarrimento, della deriva e della brutalità, l'artista evoca la bellezza attraverso la più lucida coscienza, come un argine, capace di rivelare l'inganno e indicare un nuovo mondo possibile.





MARTELLI
Olio su tela, cm 150 x 200, 2022
Testo di Michele Citro

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