Angelo Giordano
Angelo Giordano, classe 1989, si diploma al Liceo Artistico Statale di Napoli nel 2007. Dal 2013 al 2019 consegue la laurea specialistica in Pianificazione Urbanistica, Territoriale e Paesaggistica; e si diploma al Conservatorio di Napoli in Musica Antica e Musica da Camera. Dal 2017 ad oggi, ha partecipato a diverse esposizioni. Degne di nota sono quelle al Museo Marte di Cava de' Tirreni (2017); al Muef di Roma (2017); all'Art Studio Loreta Larkina di Venezia (2018); alla Chie Art Gallery di Milano (2018); a Palazzo Saluzzo di Genova (2019); all'Extra Factory Art Gallery di Livorno (2020); al Premio di Pittura della Città di Mestre (2020); alla finale del Premio Internazionale ArtKeys di Agropoli (2021); e alla Biennale del Gattopardo di Palma di Montechiaro (2022). È vincitore del primo premio alla competizione d'arte contemporanea di Veroli (sezione pittura) nel 2016; del primo premio alla competizione di arte contemporanea di Vieste, "I Dauni", nel 2017; e del premio Baccaro Art Gallery alla Biennale del Gattopardo.
Vincitrice del Premio Baccaro alla Biennale del Gattopardo 2022, "Lo specchio di Venere" rappresenta l’opera con la quale il pittore Angelo Giordano da inizio al ciclo "Homodeus". "L’uomo che si eleva a Dio"; un viaggio alla scoperta dell’individuo contemporaneo.
L’essere umano si ritrova, nel XXI secolo, ad un grande bivio, continuamente in lotta contro sé stesso.
Yuval Noah Harari, autore del saggio intitolato "Homodeus, breve storia del futuro" dice: "Considerando tutto quello che sta accadendo nel nostro mondo caotico, su cosa dovremmo concentrarci? Se pensiamo in termini di decenni, allora il riscaldamento globale, la crescente disuguaglianza e la disgregazione del mercato del lavoro si proliferanno, o già si stanno proliferando in maniera minacciosa".
Nella seconda metà del XX secolo l’umanità è riuscita in un’impresa che per migliaia di anni è parsa impossibile: tenere sotto controllo carestie, pestilenze e guerre.
"Oggi — continua Harari — coltiviamo con strumenti sempre più potenti l’ambizione antica di elevarci al rango di divinità, di trasformare Homo sapiens in Homodeus".
È su questa tematica che si erge il ciclo pittorico "Homodeus" che si traduce nella realizzazione di figure "totemiche", esseri dalle masse abnormi che rispecchiano l’uomo moderno: immobilizzato, incapace di vivere la propria vita, consapevole della strada che ha intrapreso e che cerca di cambiare ma che si trascina, oramai, attraverso quest’inerzia apatica, in una sorta di rassegnazione dell’anima.
"Lo specchio di Venere" raffigura una mandria di persone che, abbandonando una città che si erge in lontananza, si dirigono in direzione dello spettatore. La figura centrale rappresenta, schematicamente, la figura di riferimento che sorregge l’intera tela. I soggetti appaiono smarriti, impauriti ed in attesa di un qualcosa di cui non si conosce il significato.
Per la realizzazione sono state utilizzate diverse tecniche: carboncino, pastello, acquerello, acrilico ed olio.
STUDIO PER "HOMODEUS"
Tecnica mista su carta, cm 150x100, 2022
Testo di Michele Citro
