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Angelo Cagnone

Angelo Cagnone nasce a Carcare, nell'entroterra savonese, nel 1941. Ad Albissola frequenta vari artisti, tra i quali anche Lucio Fontana. Nel 1961 decide di dedicarsi interamente alla pittura, trasferendosi a Milano. Nel 1963 alcuni suoi quadri mandati alla galleria veneziana del Cavallino vengono comprati da Peggy Guggenheim. Nel 1964 espone per la prima volta al Festival dei Due Mondi di Spoleto; la sua concezione pittorica rimane a metà strada tra quella figurale e l’astratta. Nel 1965 tiene la prima personale milanese alla Galleria del Naviglio, e dei quadri vengono comprati da Buzzati. Nel 1972 espone alla Biennale internationale d'art de Menton, nello stesso anno espone alla X quadriennale di Roma, nel 1980 alla Edward Totah gallery di Londra, ed è recensito all'estero. Vive e lavora tra Milano e Altare e dell'aprile 2008 è l'ultima sua importante mostra nello spazio espositivo della Casa del Mantegna a Mantova; soprattutto in questa occasione viene fuori la sua passione per il tema del ricordo che passa attraverso l’inconscio. Sue opere sono conservate alla Galleria d'arte moderna di Milano, al museo della fondazione Michetti, sue opere sono presenti nella collezione del museo Parisi-Valle a Maccagno, una sua opera di profilo si trova presso la Biblioteca Civica Alessandro Manzoni.

Si colloca nello spazio intermedio tra l’astratto e il concreto tutta la produzione di Angelo Cagnone, dagli esordi – a contatto diretto con Fontana, Capogrossi, Castellani, Piero Manzoni – alle ultimissime opere, come questo magnifico Avvolgente, che in qualche modo segna simbolicamente il punto di approdo di una lunga carriera volta alla ricerca dell’essenziale. Cagnone usa le forme per raccontare mondi, oltrepassando il mero dato descrittivo, perché le forme bastano di per sé per esprimere concetti e idee. Esse per l’artista, che ha fatto del concettuale la cifra indiscutibile della sua poetica, sono il mezzo che permette ai ricordi e ai vissuti personali di affiorare, come lucciole nella notte, dal fitto bosco della memoria. E le forme spesso sono accompagnate da parole, che scollate dal loro originario contesto, hanno la forza di ridestare – metafore per eccellenza – pur sempre qualche emozione lontana. Come in Avvolgente.





AVVOLGENTE
Tecnica mista su tela, cm 100 x 70, 2022
Testo di Michele Lasala

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