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Alessandro Papari

Alessandro Papari nasce a Napoli nel 1971. Dopo gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti della sua città, comincia ad esporre sul finire degli anni ’90. Un periodo prolifero, che lo vede protagonista di diverse rassegne, dal Premio “Lefranc e Bourgeois”, (Milano e Parigi) a confronto, al “Premio Morlotti”. In seguito, sarà fra gli artisti presenti alla mostra “Match”, presso la Galleria Russo, da cui ne scaturisce l'invito alla 53a Edizione del Premio Michetti, e la collaborazione artistica con alcune gallerie private.
Nuovamente premiato con un 1° posto sempre al Morlotti nel 2002; è presente alla rassegna Korea-Italy, all’Art Center di Daegu; seguono il “Premio Città di Busto Arsizio” e il “Lissone”, ove riceve il 1°premio stima nel 2004. Nel 2008 si riconferma la sua ricerca con un ulteriore riconoscimento al “Premio Sulmona”. Nel 2011 è presente alla 54a edizione della Biennale di Venezia (Padiglione Accademia); e l'anno successivo alla 45 a edizione del “Premio Vasto”. Nel 2014 è invitato al Simposio Internazionale all'Atelier Donau a Pochlarn.
Dal 1998, ha tenuto una decina di articolate personali, ciascuna costruita su un tema monografico d'ispirazione letteraria e su temi di attualità, come “Philip Dick a Bagnoli”, “Missing”, “Fire-eaters, Jugglers and other (Super) Heroes...”, “Blessed” o “Urban immersion”.
Numerose sue opere sono presenti in collezioni private sia in Italia che all’estero, da Londra a New York.

La pittura di Papari viene utilizzata come medium espressivo per raccontare la contemporaneità, si avvale di una materia pittorica a volte spessa, in altri casi evanescente e levigata. L’innesco creativo, nasce dalla visione di immagini apparentemente ordinarie, dalla quali l’artista ne estrae la sua visione personale, lontana da stereotipi illustrativi. Spesso meticcia la stessa (arte pittorica), con elementi fuori dal contesto, al fine di accrescere l’incognita visiva.
Le tematiche hanno come perno principale la figura umana — vista sia in esterno che all’interno di contesti architettonici — che compie azioni rivolte a svelare la trama del racconto artistico.
Protagonisti di queste scene, sono spesso artisti di strada, giocolieri inconsapevoli, i quali generano forme archetipiche nello spazio cittadino, plasmando il fuoco. Giochi di luce e ombra, tra fondi piatti e scuri e la luce emanata del rosso materico che emerge dalla tela, contraddistinguono la serie dei “Gate”, tematica già affrontata in passato e presente ancora oggi.
Di recente anche la ritrattistica sta assumendo un ruolo pregnante, spostando il focus sul volto umano, quest’ultimo poco descrittivo, smaterializzato dalla materia pittorica.
Esplicativa è l’immagine dell’uomo che indossa una bottiglia di plastica al posto di una canonica mascherina, immagine iconica della prima ondata del Covid 19.





GATE
Olio su tela, con preparazione classica a gesso, cm 100 x 120, 2022
Testo di Michele Citro

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